Ciao, io sono Eugenio Radin e questa è la newsletter in cui ogni settimana parlo di filosofia e argomentazione! Questo progetto mi dà grande gioia, ma costa impegno: se vuoi aiutarmi a portarlo avanti, puoi contribuire iscrivendoti gratuitamente!
Cari lettori,
grazie moltissime per quest’anno trascorso insieme! Da quando, quest’estate, ho ripreso in mano la newsletter e l’ho resa un appuntamento settimanale, i lettori sono duplicati e io mi sto sempre più affezionando a questo appuntamento, che mi permette di approfondire un po’ di più argomenti che sui miei canali social posso toccare solo superficialmente.
L’anno prossimo quindi la newsletter proseguirà e vi ringrazio fin da subito se vorrete aiutarmi a diffonderla tra amici, parenti, studenti e conoscenti!
Ora, però, è tempo di festeggiare il nuovo anno e di tirare le fila sui mesi appena trascorsi. Io ho deciso di farlo con una newsletter diversa dal solito, in cui vi consiglio alcuni tra i libri migliori che ho letto in questo 2024.
Sperando possiate cogliere qualcuno di questi consigli (che trovate anche nella mia pagina di affiliazione Amazon), vi auguro buona lettura e buon anno nuovo!
1. A book that Sacks!
Una delle grandi scoperte di quest’anno è stato senz’altro Oliver Sacks (che conoscevo, certo, ma di cui non avevo letto nulla). Per chi non sapesse di chi stiamo parlando, Sacks è stato un famosissimo neurologo britannico, noto per aver raccontato il suo lavoro in alcuni libri diventati veri best seller.
La cosa più bella dell’approccio di Sacks, oltre alla sua capacità di raccontare il mistero della mente umana a partire dai suoi malfunzionamenti, è che al centro di ogni suo racconto non c’è una malattia, ma c’è una persona, un paziente con una propria storia che sa andare oltre la semplice patologia.
Molti dei suoi racconti mi hanno fatto emozionare, altri mi hanno fatto divertire; davanti ad alcune pagine ho sofferto, ma in tutti ho provato una naturale sim-patia e un grande amore per questo scienziato che è stato molto più di uno scienziato.
Oltre al celeberrimo L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello vi consiglio Musicofilia. Sarà che sono io stesso un musicista, ma ho trovato veramente interessanti alcune connessioni tra la percezione della musica e il funzionamento della mente. Una, ad esempio, mi è tornata in mente quando, poche settimane fa, sono stato in una casa di riposo a suonare un po’ di canzoni natalizie. Sacks racconta infatti del ruolo fortemente terapeutico che la musica ha nei pazienti affetti da Alzheimer, nei quali l’ascolto di musiche familiari può risvegliare ricordi che sembravano perduti per sempre.
2. Studiare la storia per capire il presente
Un ottimo investimento di tempo, quest’anno, è stata poi la lettura della Storia del conflitto israelo-palestinese scritta da Claudio Vercelli: un testo fondamentale per orientarsi nel caos di una guerra che è probabilmente il conflitto più complesso degli ultimi due secoli e della quale spesso rischiamo di vedere solo l’ultimo tassello.
Vercelli ricostruisce gli eventi dall’Ottocento in avanti, con la perizia dello storico ma con uno sguardo distaccato e super partes che ritengo essere fondamentale, prezioso e raro. Il suo scopo non è quello di farci pendere da una parte piuttosto che dall’altra, ma quello di fornirci le conoscenze necessarie per costruire un nostro punto di vista il più possibile obiettivo e informato.
Chiaramente, essendo stato scritto quindici anni fa, il libro non riporta gli ultimi eventi, ma fornisce il retroterra necessario per leggerli e comprenderli al meglio.
3. Tra scienza e filosofia
Thomas Kuhn è stato senz’altro uno tra i più importanti filosofi della scienza di tutti i tempi. Il suo testo più famoso è La struttura delle rivoluzioni scientifiche, nel quale introduce il concetto (ormai celeberrimo) di paradigma, mostrando come la storia della scienza non sia altro che un susseguirsi di rivoluzione trasformative, durante le quali nuovi paradigmi conoscitivi sostituiscono i precedenti, ristrutturando profondamente il sapere.
Ma 13 anni prima de La struttura delle rivoluzioni scientifiche Kuhn aveva scritto quest’altro testo: La rivoluzione copernicana, che ho letto e apprezzato moltissimo.
Lo scienziato-filosofo racconta il passaggio dalla concezione geocentrica dell’universo alla concezione eliocentrica soffermandosi non solo sulle innovazioni astronomiche e sulle scoperte scientifiche, ma anche e soprattutto sull’ambiente culturale che ha favorito tale rivoluzione (l’importanza della stampa, del neoplatonismo, il ruolo della Chiesa) e sull’impatto che le scoperte di Copernico e dei suoi seguaci hanno avuto su quella stessa società, contribuendo alla nascita della mentalità moderna.
Anche se non è certamente un testo divulgativo (e se certe pagine sono effettivamente complesse per chi, come me, non ha approfondite competenze matematiche), ho letto La rivoluzione copernicana con lo stesso pathos con cui leggerei un romanzo giallo. Ed è stata l’ennesima conferma di come quelli che noi abbiamo ormai identificato come “il mondo scientifico” e “il mondo umanistico” siano in realtà parte di un unico universo, che è l’universo del sapere.
4. Le radici dell’Occidente
In questo 2024 ho poi portato a termine un obiettivo che mi ero posto da tempo: la lettura integrale dei quattro vangeli canonici, un’esperienza costruttiva non soltanto per chi si definisce “cristiano”, ma per tutti coloro che vivono in una società che nella cristianità affonda le sue radici: conoscere i vangeli non significa soltanto rapportarsi a un testo sacro, ma comprendere meglio alcuni aspetti della nostra cultura e imparare a distinguere quello che è l’insegnamento evangelico dalle nefandezze della storia della Chiesa.
Molti storceranno il naso, molti diranno che non ne vale la pena o penseranno che dei Vangeli possono anche fare a meno. Liberi di pensarlo, ma io diffido sempre molto di chi, su qualsiasi argomento, si vanta della propria ignoranza.
Io, che sono cresciuto in un ambiente cattolico e che quindi ritenevo bene o male di conoscere il contenuto delle Scritture, mi sono più volte sorpreso e stupito. Ho imparato, ad esempio, che nonostante le vicende raccontate dai quattro evangelisti siano bene o male le stesse, il Gesù di Matteo (così serio, così romano) è molto diverso dal Gesù “popolare” di Luca o dal Gesù filosofo di Giovanni. Quello che mi ha colpito di più, comunque, è il Vangelo secondo Marco, dove Cristo stesso sembra colpito da quello che i greci chiamavano thauma - da quella meraviglia mista a timore per la propria stessa condizione. È un Gesù che, mi pare, quasi non si aspetta di essere Messia, che prega i suoi di non dir nulla a nessuno, che non è solo santo, ma che è anche molto uomo.
In ogni caso, è un esperienza che vi invito a fare, quella di scoprire il vostro vangelo. Che siate credenti oppure no.
5. Una perfetta biografia
Ho letto anche qualche biografia quest’anno e in effetti non c’erano dubbi che la migliore fosse quella scritta da Emmanuel Carrère.
Di Carrère ho letto ormai molte cose (lo reputo uno tra i più importanti autori viventi) e allo stesso modo ho apprezzato i più importanti romanzi di Philip K. Dick (forse il più importante autore di fantascienza di sempre), quindi non so perché non avessi ancora letto la biografia di Dick scritta da Carrère.
Essendo una delle prime opere dello scrittore francese temevo fosse acerba, molto legata ai canoni stilistici di una classica biografia. Invece così non è. Io sono vivo, voi siete morti è vicinissima, come stile e come tematiche, alle sue opere maggiori. È il racconto di una personalità folle e geniale, alla cui vita si mescolano riflessioni filosofiche e ossessive schizofrenìe. Carrère ci trascina, tra verità e finzione, nel turbine della mente di Dick, scavando in quella domanda che lo tormentò per tutta la vita e che diede forma ai suoi racconti paranoici: e se la vita che stiamo vivendo fosse solo un inganno?
6. Affrontare la morte con i classici
Infine, come ogni anno, ho letto o riletto diversi classici. Ho letto il mio primo Stendhal e ho riletto una delle mie tragedie preferite di Shakespeare (l’Otello); ho letto un nuovo Dostoevskij e ho riletto Il Castello di Kafka, trovando nuovi significati oltre a quelli che mi sembrava di ricordare.
Ma tra tutti i classici che ho affrontato ce n’è stato uno che, nonostante la sua brevità, mi ha colpito come una staffilata: La morte di Ivan Il’ič, di Lev Tolstoj.
Se è vero che, come insegnava Platone, fare filosofia significa imparare a morire, allora La morte di Ivan Il’ič è un racconto profondamente filosofico, che suscita nel lettore un effetto catartico, che lo spinge a interrogarsi su cosa significhi morire e su cosa significhi vivere.
Non mi va di dire di più o di cercare di spiegare ciò che questo breve racconto, senza spiegare nulla, comunica benissimo. Vi invito soltanto a leggerlo e a meditarlo.
Avrei forse altro da suggerire, ma mi fermo qui e mi tengo qualche colpo in canna per le prossime newsletter. Se non vuoi perderle, ti invito a iscriverti! Ti informo inoltre che tutti i libri che ho citato sono acquistabili dal mio link di affiliazione Amazon: se li acquisterete da qui per voi il prezzo rimarrà invariato, ma una piccola percentuale mi verrà riconosciuta!
Non mi resta che invitarvi a scrivermi qui, o in privato, il libro o i libri che per voi hanno dato luce a questo 2024 e di augurarvi una buona fine e un buon inizio! A presto!
Ho appena finito di leggere “La morte di Ivan Il’ič”. Mi ha colpito la tua raccomandazione Eugenio, e adesso sono qui che rifletto su questa storia breve ma fortissima. Sto pensando che andrebbe riletto spesso per ricordarci quanto sia importante per ognuno capire come vivere bene per morire bene…la morte è un tale tabù nella nostra cultura occidentale- perché?
E’ terribilmente difficile ma pensare e parlare di morte ogni tanto potrebbe farci del bene. Grazie 🙏🏼