L'inevitabile tendenza al pessimismo 😪
Perché è importante guardare alla metà piena del bicchiere.
Buongiorno!
Io sono Eugenio Radin e questa è la newsletter in cui parlo di filosofia e argomentazione: uno strumento per pensare e per salvarsi dal naufragio! Se ancora non lo fai, ti invito a seguirmi anche sui miei profili Instagram e TikTok. Puoi cercarmi come “white whale cafe”! 🐋
Sopravvivere nella savana
Oggi iniziamo con un test: immaginate che tra qualche anno (speriamo tra molti! Sigh!) una nuova pandemia, molto pericolosa, si diffonda in tutto il mondo e che si calcoli una stima di 600.000 morti nel caso in cui il virus non venisse curato. Supponete infine che vengano sviluppati 4 vaccini e che spettasse a voi decidere quale distribuire su larga scala.
La prima scelta è tra il Miraculon e il Wonderline: se viene scelto Miraculon si salveranno 200.000 persone. Se viene scelto Wonderline c’è una possibilità su tre che si salvino tutte le 600.000 persone e 2 su 3 che non si salvi nessuno. Cosa scegliete?
La maggior parte delle persone opterà per il Miraculon.
La seconda scelta invece è tra altri due vaccini: il Regenera e il Preventavir. Se si sceglie Regenera moriranno 400.000 persone. Se si sceglie Preventavir, c’è una possibilità su tre che nessuno muoia e due possibilità su tre che muoiano 600.000 persone.
In questo caso, la maggior parte delle persone opterà per Preventavir.
Non serve un genio della matematica per rendersi conto che i due scenari sono esattamente identici: Miraculon e Regenera offrono esattamente la stessa possibilità, così come Wonderline e Preventavir. Eppure le risposte sono differenti.
PS: queste risposte non sono solo un’ipotesi, ma un risultato empirico evidenziato da Daniel Kahneman e Amos Tversky nel loro studio: “The framing of decisions and the psychology of choice”: uno dei tanti esperimenti di cui si parla in “Razionalità” di Steven Pinker, che ho letto lo scorso mese.
Cosa giustifica questa discrepanza nei risultati del test? Semplice: il modo in cui la questione viene posta.
Nel primo caso, infatti, ci si concentra sui benefici (le persone che si salveranno) e la nostra mente tende a preferire un beneficio minore ma sicuro, che i 2/3 di possibilità di perdere ogni tipo di vantaggio.
Nel secondo caso l’accento è posto invece sull’effetto negativo (le morti) e, quando ciò succede, aumenta la nostra propensione al rischio, che ci fa sperare di poter evitare qualsiasi perdita.
Questo esperimento ci insegna una cosa: che, in qualsiasi faccenda della nostra vita, gli aspetti negativi tendono ad avere sul nostro intelletto un’impatto psicologico maggiore rispetto a quelli positivi, tanto da aumentare la nostra propensione al rischio.
Il fatto che sia più facile inquadrare le perdite che i guadagni, da un certo punto di vista, è sorprendentemente utile: per la maggior parte dei cittadini occidentali, sono molte di più le cose che potrebbero peggiorare le nostre vite, rispetto a quelle che potrebbero portare a un ragguardevole miglioramento. Dunque, se vogliamo vivere bene, è importante fare attenzione alle possibili perdite.
E forse questo non vale solo per noi occidentali: per sopravvivere nella savana è più utile imparare a vedere i leoni rispetto alle gazzelle.
La tentazione del pessimismo.
Ma tutto ciò porta con sé grossi rischi.
Non è difficile immaginare come questa tendenza psicologica possa essere utilizzata per influenzare alcune decisioni estremamente importanti: dalla gestione finanziaria alle scelte che riguardano la nostra salute. E non sono pochi i persuasori che non si fanno problemi a utilizzarla. Ma la questione porta con sé anche un altro problema:
Vivere in un mondo che ci spinge a guardare solo ai leoni e mai alle gazzelle, può condurci verso un sentimento di sfiducia, di pessimismo e infine può portarci a compiere scelte controproducenti, sia a livello di individui che a livello di società.
Rendiamo il tutto più concreto e arriviamo al punto!
Nella nostra savana non mancano le gazzelle.
Proprio per il fatto che le notizie negative provocano in noi una reazione maggiore, i mezzi di informazione rischiano di basarsi esclusivamente su quelle, fotografando ogni giorno un campione non rappresentativo dei fatti del mondo.
Molti di noi vivono nella costante sensazione che le cose vadano male, senza rendersi conto che, sotto moltissimi punti di vista, le cose non sono mai andate così bene! Qualche esempio (potete trovare le analisi più approfondite nel sito di Our World in Data):
L’aspettativa (e la qualità) di vita è in continuo aumento in tutto il mondo (non solo nei paesi più ricchi). A dire il vero, dal 2020 la curva ha subito una leggera flessione ovunque a causa del Covid, ma non c’è ragione per sospettare che nei prossimi anni non ricomincerà a crescere.
La mortalità infantile è in diminuzione pressoché ovunque. Anche nell’Africa sub-sahariana, che senza ombra di dubbio è la regione attualmente più colpita da questo fardello, negli ultimi trent’anni si è passati da una media di quasi 4 milioni di morti all’anno a una media di 2.8 milioni. Ancora un numero inaccettabile, non c’è dubbio: ma il trend dà speranza!
E nonostante il numero di diagnosi di cancro sia in evidente aumento (ma vanno considerati: l’aumento della popolazione mondiale; l’aumento della percentuale di popolazione anziana; il fatto che si muore molto meno per tantissime altre malattie; ecc.), dal ‘94 ad oggi (ovvero nel solo corso della mia vita) la possibilità di sopravvivere a un cancro, a parità di età, è aumentata di quasi il 20%!
Potrei anche mostrarvi come siano drasticamente diminuite in tutto il mondo: la schiavitù legale; le fuoriuscite di petrolio; il costo dell’energia sostenibile; le infezioni da HIV; i paesi con la pena di morte; la quantità di piombo nella benzina; l’occupazione minorile; gli armamenti nucleari; le persone morte in catastrofi naturali; la fame e molto altro ancora.
O di come stiano sostanzialmente aumentando: la tutela della natura; il voto alle donne; i risultati scientifici; il raccolto cerealicolo; l’alfabetizzazione; la democrazia; la scolarizzazione; la copertura elettrica; l’accesso all’acqua potabile; l’immunizzazione da malattie mortali; ecc.
Ma di tutte queste gazzelle, nei giornali non c’è traccia: lo scenario dipinto prevede solo leoni, perché i leoni suscitano più reazioni emotive e, di conseguenza, più views.
Pessimisti e rancorosi
Come dicevo, questa selezione non rappresentativa dei fatti può renderci anzitutto più ansiosi, più pessimisti sul futuro e più rancorosi verso la nostra società.
Insomma, può renderci più ciechi verso tutti i grandi risultati che abbiamo raggiunto e che stiamo raggiungendo. Non a caso sono numerosissimi i detrattori del cosiddetto “modello occidentale”, al quale vengono imputati tutti i mali del mondo, senza riconoscere che esso è ugualmente responsabile anche di moltissimi dei beni del mondo (ribadisco: del mondo! Non solo dei paesi più sviluppati).
Attenzione: non sto dicendo che viviamo in un’oasi di pace e amore e che dovremmo vagare per le strade sorridenti, sulle note di Akuna Matata.
I problemi esistono: il cambiamento climatico; l’aumento delle tensioni internazionali; la possibilità di crisi sanitarie mondiali, sono solo alcuni di questi e non vanno sottovalutati.
Ma vincere questa nostra tendenza al pessimismo e imparare a guardare a tutti i fatti, comprese le tante cose positive che gli ultimi decenni hanno portato, penso sia utile per almeno tre ragioni.
Per non cadere vittima delle narrazioni di chi, per ragioni propagandistiche, mediatiche o economiche, dipinge il mondo come esso non è e orienta la nostra propensione al rischio verso la direzione peggiore. Le nostre risorse non sono infinite e vanno orientate verso ciò che genera più necessità e offre più speranze.
Per capire come intervenire sui problemi del nostro futuro, non con ideologie spicce, ma con pragmatismo e maniche rimboccate, senza correre il grossissimo rischio di voler gettare il bambino assieme all’acqua sporca.
Per coltivare l’ottimismo e non chiuderci verso l’inazione tipica di chi sa vedere solo la parte mezza vuota del bicchiere.
Ci sono moltissimi esempi che vorrei fare, ma vi sono già enormemente grato per avermi letto fino a qui e mi limito a darvi un suggerimento qui sotto! Magari, nei prossimi appuntamenti di questa newletter, ci sarà modo di approfondire. Ma mi raccomando: iscriviti per non perderti le future uscite e condividi questo articolo con i tuoi amici!
Visto il contenuto della newsletter odierna, nessun contenuto sarebbe più indicato di Factfulness, il libro di Hans Rosling che, secondo la recensione di Nature: “Cambierà il vostro pensiero sul mondo”.
E in effetti, ha in parte cambiato il mio. “Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo”, questo è il sottotitolo-programma di un testo utilissimo per imparare a non cadere vittime di questo bias pessimista e per rendersi conto che, seppur la minaccia dei leoni non sia meno grave, viviamo in un mondo brulicante di gazzelle.
Se volete, potete sostenere il mio progetto e acquistare il testo tramite la mia vetrina Amazon. In questo modo, per voi il prezzo rimarrà lo stesso, ma parte del ricavato andrà a sostegno della mia attività, per poter (ad esempio) continuare a mantenere questa newsletter gratuita e disponibile per tutti.
Ci sono persone pessimiste e altre ottimiste per ragioni psicologiche, educative, di esperienza di vita... e anche per ragioni culturali. Ci sono discorsi ottimisti e altri, dipende dove vogliono portarci. Durante la pandemia c'era gente che pensava che sarebbe stata la fine dell'umanità e gente che non voleva nemmeno vaccinarsi perché la faccenda del COVID era una bugia. Pertanto, anche se i mezzi di informazione, a seconda di determinati interessi, tendono ad essere orientati al pessimismo o all’ottimismo, la percezione di ciascun individuo, sia che veda il bicchiere mezzo pieno o vuoto, penso che sia più una questione individuale che sociale.