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Maria Grazia's avatar

Grazie Eugenio per questo articolo illuminante. Hai azzeccato in pieno una verità fondamentale per l’umanità, ogni persona si deve confrontare con la propria possibilità di potenza e di vulnerabilità. Un confronto che probabilmente dura tutta la vita per molti.

Tocchi il tema dei social che amplificano le tendenze del “gruppo” del mob, un fenomeno pericolosissimo che accade quando in gruppo ci si fa prendere da impulsi emotivi o istintivi che spesso portano a qualcosa che ci sopraffà e porta alla realizzazione di atti che probabilmente non accadrebbero se ogni individuo del “branco” si confrontasse con la possibilità dell’atto in solitudine. Dal “hazing” al bullismo, dallo stupro da “gang” al linciaggio. E il “linciaggio” mediatico non è da meno con i partecipanti che danno sfogo a pensieri istintivi falsamente protetti dall’effimero “anonimato” del branco.

Questo fenomeno del bullismo sociale, trolling e “cancel culture” a me sta a cuore perché mi preoccupa molto. Lavoro nel campo delle pari opportunità e purtroppo per via della ignoranza e poca lungimiranza di molti, anche le cause più giuste possono portare a azioni molto gravi e sbagliate.

Per esempio, quando si parla di femminismo o parità di diritti tra i generi, purtroppo spesso chi ha sofferto e giustamente prova un fortissimo senso di rabbia per molte ingiustizie storiche e culturali (per esempio sul ruolo della donna nella cultura, nella società e nel lavoro) purtroppo arriva anche a un perverso senso di “giustizia” accusando un’intero genere maschile oppure saltando a conclusioni e giudizi affrettati e a puntare il dito senza avere tutti i fatti, rinforzati dal “gruppo”. Lo stesso esempio si potrebbe fare sul fenomeno degli “incels”.

Quello che vorrei chiederti Eugenio, é questo: quale sarebbe la tua opinione sulla responsabilità dei giornalisti e influencers dei media (soprattutto social) nell’ amplificare queste controversie e provocare con articoli che aizzano una mob contro un’altra? Che amplificano pensieri istintivi di pochi per aumentare i clicks, e a loro volta non si prendono alcuna responsabilità di moderare i discorsi e invitare alla riflessione, proprio come invece hai fatto tu, con questo bellissimo post.

Ho due figlie giovani che mi hanno parlato del fenomeno dí Mangione e della sua glorificazione mediatica e dell’attenzione sul suo aspetto e il suo atto omicida come se fosse un furtarello di Robin Hood. La cosa che mi rattrista è che a parte le conseguenze di questo omicidio per le famiglie di chi è coinvolto, purtroppo questo atto ha effettivamente portato alla riflessione sull’ingiustizia profonda del mondo assicurativo sanitario degli USA (che ho sperimentato di persona tra l’altro).

Nel contesto del suo privilegio e presunzione, forse Mangione è riuscito a essere Napoleone per un momento. Ma quando arriva il silenzio e la solitudine della condanna e della prigione chissà se riuscirà a sentirsi più di un insetto?

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Alessandro Doria's avatar

Caro Eugenio,

mi permetto di aggiungere un concetto che mi sembra poco evidente nel tuo intervento o che forse mi è parzialmente sfuggito.

Quando scrivi :”- un mondo in cui le uniche colpe sono le colpe sociali e in cui non esistono imperativi esistenziali;” penso si potrebbe altresì evidenziare il ruolo altrettanto negativo di chi svolge attività che sono dannose per l’umano, pur essendo perfettamente all’interno della legalità. Provo a spiegarmi con degli esempi: l’imprenditore che vende armi, il manager che si inchina al proprio stipendio sfruttando i lavoratori il politico che non si preoccupa delle fasce più deboli,o più in generale, chiunque usa il prossimo come mezzo e non come fine (tanto per stare in linea con Kant). Non basta perciò la legalità per sanare la morale che dovrebbe appartenere ad ogni uomo. Sennò l’unico davvero colpevole rimane il Mangione di turno.

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