Buongiorno!
Io sono Eugenio Radin e questa è la newsletter in cui parlo di filosofia e argomentazione: uno strumento per pensare e per salvarsi dal naufragio!
Oggi vorrei proporvi un esercizio di razionalità. Vorrei analizzare insieme a voi un breve discorso e metterne in luce le contraddizioni e le inesattezze interne, per mostrare come si opera un’analisi logico-argomentativa.
Il video in questione, nel quale mi sono imbattuto proprio in questi giorni, è questo:
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Lasciamo da parte i commenti che istintivamente mi verrebbe da fare e mettiamo da parte l’emotività. Quando vogliamo analizzare un discorso, per prima cosa, dobbiamo fare ordine negli argomenti, cercando di operare una ricostruzione formale, che metta in luce quali sono le premesse, i condizionali e le conclusioni, in modo da poterle analizzare meglio.
Ricostruzione formale del discorso
Utilizzerò la lettera “P” per indicare le premesse e la lettera “C” per indicare le conclusioni. La freccia “⇒” sta ad indicare l’implicazione logica.
Ascoltando ciò che dice il tiktoker in questione, l’argomentazione può essere ricostruita in questo modo:
P1: Tutti hanno la capacità di pensare.
P1 ⇒ C1: Ciò significa che ognuno di noi può distinguere il vero dal falso; il reale dall’irreale; un criminale da un benintenzionato.
P1 et C1 ⇒ C2: La nostra capacità di pensare non dev’essere delegata a degli esperti.
INOLTRE
P2: Gli esperti non sono tutti concordi tra loro.
P3: In molti ambiti della vita, le persone che si assumono la responsabilità di fare le cose per bene, sono la minoranza.
P3 ⇒ P4: Spesso la maggioranza si sbaglia.
P2 et P4 ⇒ C3: Ciò che dice la maggioranza degli esperti non ha più valore di ciò che dice la minoranza.
C3 ⇒ C4: Solo la minoranza delle persone è in grado di pensare quali sono veramente le dinamiche del mondo, perché se le va a studiare.
Conclusione: Una persona intelligente capisce che affidare agli altri alcune delle proprie scelte è un atto di ignavia.
Mi rendo conto che questa schematizzazione possa risultare qualcosa di grigio e di poco avvincente, ma eliminare le componenti persuasive è utile per concentrarsi sulla forma logico-argomentativa, da un punto di vista il più possibile razionale.
Ora, ricostruito il discorso, testiamone la tenuta:
Analizziamo il discorso un pezzo alla volta.
P1: Tutti hanno la capacità di pensare.
Su questo, si potrebbe concordare: il mio amato Kant diceva che è necessario imparare a pensare da soli e servirsi della propria intelligenza. Tuttavia credo sia necessario fare due specifiche importanti, che Kant avrebbe condiviso:
Il fatto che tutti abbiano la capacità di pensare, non implica automaticamente che tutti, effettivamente, mettano in gioco questa capacità. Non significa cioè che tutti riflettano.
Questa specifica sembra essere richiesta anche da C4, laddove si dice che non tutti capiscono davvero come va il mondo.Il fatto che tutti possiedano la capacità di pensare non significa nemmeno che tutti abbiano lo stesso quoziente intellettivo, la stessa intelligenza emotiva, la stessa capacità logica, ecc. Né tantomeno significa che queste capacità non debbano essere allenate con l’esercizio, l’applicazione e l’esperienza. Basti vedere l’esito di un test INVALSI in un gruppo eterogeneo di persone per accorgersi da sé che questa uguaglianza è qualcosa di irreale.
La prima premessa va dunque modificata in questo modo:
P1: Tutti hanno a disposizione gli strumenti per pensare. Ma questi strumenti vengono utilizzati da persone diverse in maniera diversa, sulla base delle capacità individuali, dell’esercizio, dell’applicazione, dell’esperienza.
P1 ⇒ C1: Ciò significa che ognuno di noi può distinguere il vero dal falso; il reale dall’irreale; un criminale da un benintenzionato.
Sulla base del nuovo P1, l’implicazione di C1 diventa qualcosa di difficile da sostenere. Il fatto che ognuno abbia gli strumenti per pensare non implica che ognuno possa cavarsela in questi compiti. Se così fosse, in un test a crocette, potremmo prendere tutti il massimo dei risultati.
Prendiamo ad esempio queste affermazioni:
Un motore da navigazione spaziale deve avere un rapporto tra spinta e peso minore di 1.
I broccoli contengono più vitamina C delle arance.
La guerra dei trent’anni iniziò con la defenestrazione di Praga.
Credete davvero che tutti saprebbero indicare, solo sulla base delle loro capacità mentali, la verità o falsità degli enunciati? No. Ognuno di essi richiede conoscenze pregresse (che sono diverse dalla nostra semplice capacità di pensare), analisi e abilità di calcolo, che possono richiedere anni di esercizio e di fatica.
Quando poi si sostiene che ognuno di noi sa distinguere un criminale da un benintenzionato, si sta affermando, a ben vedere, l’infallibilità della giustizia individuale. E le implicazioni di questa affermazione sfiorano l’assurdo e il drammatico.
Ma procediamo con la seconda conseguenza.
P1 et C1 ⇒ C2: La nostra capacità di pensare non dev’essere delegata a degli esperti.
Da quanto abbiamo detto finora, si può facilmente dedurre la falsità di C2: dal momento che ogni conoscenza necessità di esercizio, applicazione ed esperienza (spesso di decine di anni di esercizio, applicazione ed esperienza) e dal momento che non abbiamo materialmente il tempo per conoscere personalmente ogni ambito della vita, ne consegue che, per necessità, dovremo delegare a degli esperti parte del nostro sapere.
Anche qui, credo sia necessaria una specifica:
Dire che esistono degli esperti, non significa dividere le persone in due macro categorie: i tuttologi da un lato e gli ignoranti dall’altro; significa, al contrario, che ognuno di noi può diventare esperto in qualche settore, a seconda di dove ha scelto di applicare le sue capacità di pensiero, il suo studio e la sua esperienza. Non significa che esiste un’élite di illuminati cui spetta l’onore di guidare il mondo, e un vasto gregge di capre cui spetta obbedire; significa, al contrario, che per massimizzare le conoscenze e le capacità di una società, sarà necessario che ognuno si specializzi in un ambito e si affidi ad altri esperti per tutto il resto. Una sorta di divisione democratica delle competenze.
Pensiamoci: se dovessimo dedicare il 100% delle nostre energie alla conoscenza di 5 materie, potremmo dedicare solo il 20% di energia a ognuna di esse, raggiungendo risultati scarsi in ognuna. Grazie alla specializzazione potremo invece dedicare tutta la nostra forza a una disciplina e confidare in altre persone che avranno dedicato tutta la loro forza alle altre quattro.
Basterebbe quanto detto fin qui per mostrare l’inconsistenza della conclusione, ma procediamo, per amore di argomentazione.
P2: Gli esperti non sono tutti concordi tra loro.
P3: In molti ambiti della vita, le persone che si assumono la responsabilità di fare le cose per bene, sono la minoranza.
P3 ⇒ P4: Spesso la maggioranza si sbaglia.
Questo blocco di ragionamento presenta tutta una serie di errori. Cerchiamo di vederli assieme.
Che gli esperti non siano tutti concordi, è senz’altro una verità. Così come può essere in parte vero il fatto che sono poche le persone disposte ad assumersi certe responsabilità, in diversi ambiti della vita. Tuttavia non è chiaro il legame tra P3 e P4. A mio avviso, c’è una differenza notevole tra il prendersi la responsabilità di fare le cose fatte per bene e la capacità di distinguere il vero dal falso, il reale dall’irreale, un criminale da un benintenzionato. L’implicazione tra le due è data per scontata, ma, a ben vedere, non lo è per niente.
Inoltre, che spesso la maggioranza degli esperti si sbagli è una frase del tutto infondata.
Potremmo dire che la maggioranza della popolazione (comprendente quindi esperti e non esperti) si può sbagliare su questioni complesse (proprio perché non ne conosce le particolarità); potremmo anche citare la fallacia ad judicium e dire che il consenso della maggioranza non rende necessariamente vera una tesi, perché c’è bisogno di prove, dati e argomenti (cosa che, solitamente, gli esperti non mancano di portare); potremmo arrivare ad affermare che, in alcuni casi, anche la maggioranza degli esperti può sbagliare; ma dobbiamo altresì accettare il fatto che, il più delle volte non è così o, perlomeno, che gli esperti sbagliano meno dei non esperti, nel loro ambito di ricerca.
Nella maggior parte dei casi un team di ingegneri saprà progettare strutture solide e durature; uno chef saprà distinguere tra cibi freschi e cibi surgelati; un’equipe medica saprà diagnosticare correttamente una malattia e ipotizzare la cura migliore (teniamo conto che alcuni contesti, come quello medico, sono dominati dalla probabilità e non dalla certezza); un’orchestra di diplomati saprà suonare una sinfonia in modo migliore rispetto a un’orchestra amatoriale; un geologo saprà prevedere l’andamento di uno sciame sismico, eccetera, eccetera.
Infine, il fatto che le persone che si assumono la responsabilità siano spesso la minoranza, oltre ad assomigliare a una frase fatta, ha un problema quando applicata ad ambiti tecnici specifici: per diventare esperti in una materia, bisogna essersi impegnati a lungo; il che significa che per ogni contesto gli esperti non sono un gruppo casuale di persone, ma proprio coloro che, nel tempo, si sono assunti responsabilità, si sono impegnati, si sono distinti.
Di conseguenza, questa frase
P2 et P4 ⇒ C3: Ciò che dice la maggioranza degli esperti non ha più valore di ciò che dice la minoranza.
perde tutto il suo valore.
C3 ⇒ C4: Solo la minoranza delle persone è in grado di pensare quali sono veramente le dinamiche del mondo, perché se le va a studiare.
Venendo meno le premesse, viene meno anche la verità di C4, ma, al fine dell’analisi argomentativa, voglio aggiungere una precisazione:
A guardare l’intera struttura del discorso esso si rivela autocontraddittorio. Dapprima infatti, viene asserito in P1 che “tutti hanno la capacità di pensare” mentre ora si afferma che solo una minoranza delle persone è in grado di farlo. E perché? Perché studia. E non vi sembra, questa posizione, la stessa cosa che dire che solo un esperto, ovvero chi ha dedicato la vita allo studio di una materia, può veramente conoscere quella materia?
Come si direbbe in matematica: Come Volevasi Dimostrare.
Un pericolo da non sottovalutare
Tutto ciò può sembrare un esercizio di stile, ma è un attività importante, che ognuno di noi dovrebbe esercitare per migliorare la propria comunicazione e il livello del dibattito pubblico.
All’inizio di quel video viene detta una cosa a mio parere gravissima, ovvero che è sbagliato, che è un atto di ignavia, fidarsi dei medici e in particolare degli oncologi.
L’esempio che viene portato per indicare quegli esperti di cui sarebbe meglio diffidare, sono proprio loro: gli oncologi. Chi cade in queste trappole, costruite proprio per essere persuasive e convincenti, rischia di compiere scelte personali, familiari e collettive, capaci di generare enormi danni. Scelte che possono portare sofferenza, dolore e morte.
Questo non è soltanto un discorso su TikTok. È un discorso potenzialmente mortale perché spinge le persone a diffidare di professionisti della medicina (persone che hanno studiato anni e anni, che hanno sperimentato, che hanno esperienza, ecc) e di confidare invece esclusivamente nelle proprie capacità intellettive a priori. Rischiando di trascinare in questo pazzo carnevale tutti coloro che sono felici di sentirsi dire che possono essere intelligenti, capaci, furbi, senza doversi prestare alla fatica dello studio e senza doversi mai af-fidare a nessun altro; o coloro che stanno combattendo contro una brutta malattia e che sono pronti ad appendersi a ogni speranza e ad ogni oratore malintenzionato.
Di una cosa, almeno, tutti quanti ci dovremmo fidare: dei dati. E i dati mostrano che negli ultimi 20 anni il tasso di mortalità del cancro è diminuito quasi del 30%. Un grande traguardo per tutta l’umanità. E sapete di chi è il merito? Proprio degli oncologi di cui questo ragazzo insegna a diffidare.
“And sure, he is an honorable man” avrebbe concluso l’Antonio di Shakespeare.
Per oggi è tutto! Non procedo oltre, altrimenti rischio di scaldarmi, mentre la razionalità richiede lucidità! Se volete migliorare la qualità della vostra comunicazione, imparando a distinguere i vari tipi di fallacia argomentativa, vi invito a seguirmi sui miei canali social, dove mi potete trovare come whitewhalecafe. E ora vi lascio al suggerimento!
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Comunque, secondo me, l'unica parte positiva è proprio quella dove dice che non si fida degli oncologi. C'è speranza... Naturalmente sto scherzando, non si sa mai.
👏🏻👏🏻👏🏻❤️