Ciao, io sono Eugenio Radin e questa è la newsletter in cui parlo di filosofia e argomentazione: uno strumento per pensare e per salvarsi dal naufragio. Oggi però parliamo di Trump, di Lutero e del nostro modo di comunicare l’odio.
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Mai come la scorsa settimana il destino della mia città, Vicenza, e quello della lontana Haiti sono stati sul punto di entrare in contatto e di convergere. La causa di questo improbabile gemellaggio sono state le parole del former president (ma forse anche future president) of the United States: Donald Trump, che nel corso dell’ultimo dibattito elettorale ha accusato gli haitiani d’Ohio di essere dei terribili “magna gàtti”.
Certo, per noi vicentini non è stato facile vedere superata in poche ore una fama conquistata in lunghi decenni di proverbi e turlupinìi; è stato doloroso veder improvvisamente conteso il nostro fiero primato gastronomico con una località caraibica di cui non avevamo quasi mai sentito parlare. La tensione era palpabile tra gli amanti delle tradizioni a chilometro zero, dello slow food, tra gli osteggiatori del globalismo culinario. Ma la tensione e il risentimento si sono presto sciolti una volta che la boutade trumpiana è stata declassata al rango di fake news. Una grande liberazione per tutti i gatti di Springfield e per tutti gli abitanti della città del Palladio [ndr. chiaramente si scherza. Di questi tempi, è sempre meglio specificarlo].
Al netto delle battute, riassumiamo brevemente ciò che è successo. In un forum locale un utente anonimo (!) aveva raccontato di aver visto una famiglia haitiana appendere a un albero un gatto, come se volesse macellarlo. Vari gruppi anti-immigrazione hanno ripreso il ghiotto scoop, senza premunirsi di verificarne la fonte e, come spesso accade in questi contesti, hanno aggiunto via via nuovi gustosi particolari a mano a mano che raccontavano la vicenda.
Pochi giorni dopo, con grande trumpismo tempismo, è diventato virale il video dell’arresto di una donna accusata di aver mangiato un gatto e le due vicende si sono fuse tra loro. Poco importa che la donna in questione non fosse haitiana, anzi che non fosse nemmeno straniera, e che il tutto non fosse avvenuto a Springfield: ormai anche il candidato vice-presidente aveva già appreso la notizia e l’aveva sparata nell’etere, centrando in pieno l’orecchio (già ferito) del povero Tycoon, che non ha avuto remore nel riportarla in mondovisione.
Da ciò potrebbe nascere un’interessante discussione su come si creano e su come si propagano le fake news, ma non è ciò di cui vi voglio parlare oggi. Oggi vi voglio parlare di un altro aspetto della vicenda e per farlo vi chiedo di seguirmi in un piccolo viaggio nel tempo.
Martin Lutero e il grande scisma
Siamo nel Cinquecento e l’Europa è scossa dalla Riforma protestante. Sebbene ancora oggi molte persone siano convinte che il cuore della protesta luterana risiedesse nella lotta contro la corruzione della Chiesa, questa idea è in realtà molto parziale.
L’indignazione di Lutero di fronte all’immoralità della curia romana era reale, ma era un sentimento diffuso anche tra molti cattolici e non rappresentò la ragione principale dello scisma, che fu motivato piuttosto da un mix di divergenze teologiche e di opportunismo politico.
Da un lato, infatti, nella predicazione dei riformati era centrale la questione della salvezza dell’anima, che per i cattolici deriva (anche) dalle opere buone compiute in vita dal fedele, mentre per i luterani è un dono esclusivo della grazia divina. Una disputa squisitamente teologica che ha però importanti implicazioni nel modo di concepire l’essere umano e la sua etica individuale.
Dall’altro lato, se Lutero non finì sul rogo come molti suoi predecessori fu per merito di alcuni principi elettori tedeschi, che presero le sue difese. Ai principi elettori, però, importava gran poco delle pratiche simoniache del clero, e possiamo immaginare che la questione della sola Gratia non fosse esattamente una domanda che li privava del sonno di notte.
No: se i principi elettori si schierano con Lutero è per pura furberia. Quel monaco agostiniano rappresentava infatti ai loro occhi una ghiotta opportunità per ribellarsi al potere del papato e, per proprietà transitiva, al potere dell’imperatore: il cattolicissimo Carlo V d’Asburgo. Ai protettori di Lutero non importa della religione. Ciò che conta, per loro, è l’autonomia politica.
Non vi tedierò con altri dettagli storici, che sono per altro molto lunghi e intricati. Ciò che voglio sottolineare in questa sede è il modo in cui questa disputa venne comunicata agli abitanti dell’Impero.
Il potere evocativo delle immagini
Il cuore della Riforma protestante, come avrete capito, è molto complesso e per essere capito richiede conoscenze storiche, teologiche e (uso un termine molto poco cinquecentesco) geopolitiche. Tutte cose che la maggior parte degli uomini dell’epoca non possedeva. Sia il papa sia i luterani avevano bisogno che il “popolo” (ecco un altro termine poco cinquecentesco) stesse dalla loro parte, che i fedeli credessero all’una o all’altra vulgata. Ma come raccontarla?
Certo, le 95 tesi conobbero un’enorme diffusione per merito della nuovissima tecnologia della stampa ma, un po’ come succede in tutte le campagne politiche, i programmi elettorali vengono letti da una percentuale molto bassa di persone e non sono sufficienti. Ciò che funziona, invece, sono le immagini dal forte potere evocativo, le affermazioni in grado di colpire la pancia, i manifesti… E i manifesti che girano, all’epoca, sono di questo tenore:
L’uomo che vediamo in sella a una scrofa è Alessandro Farnese, allora noto come papa Paolo III: il capo della Chiesa romana, simboleggiata appunto dall’improbabile bestia da soma. Tra le mani, anziché i consueti simboli papali, regge un escremento fumante. La simbologia è immediata e di facile comprensione per tutti: il papa è un dissoluto e ciò che viene dalle sue mani è merda.
Questa, ovviamente, è la propaganda luterana, ma la propaganda cattolica non è meno violenta:
L’illustrazione ritrae la faccia di Lutero, usata come cornamusa da un orrendo mostro demoniaco. Significato: tutto ciò che viene dalla bocca dei luterani è musica del diavolo. Un messaggio lanciato in un’epoca, ricordiamolo, in cui la maggior parte delle persone credeva nell’esistenza dei demoni e ne aveva una grande paura.
Dalle scrofe ai gattini
Perché vi ho trascinato con me in questo viaggio nel tempo? Per dimostrarvi come, in cinquecento anni, le cose non siano cambiate poi molto.
Quando Trump sostiene che gli immigrati mangino gli animali domestici sta propagando una fake news, certo, ma prima di tutto sta consegnando al dibattito pubblico un’immagine molto più forte ed evocativa rispetto a programmi elettorali e alle proposte su carta intestata. Un’immagine su cui molti elettori decideranno il proprio voto. Non è detto che l’esito sia favorevole a Trump, ma questa è un’altra storia.
Esattamente come i luterani di mezzo millennio fa, i trumpiani di oggi hanno le proprie 95 tesi: si chiamano Project2025 e, così come era successo per la Riforma, possono contare su un nuovo e potentissimo mezzo di diffusione di massa: internet. Le potete consultare qui. Il cuore della campagna repubblicana sta probabilmente qui, in questo progetto.
Ma un documento pdf è qualcosa di troppo freddo per poter garantire una vittoria. Serve un’immagine forte, che scuota gli animi e che dipinga la parte avversa come malvagia. Ieri il papa cavalcava le scrofe, oggi gli immigrati mangiano i gatti. Immaginari diversi, tabù diversi, ma lo stesso meccanismo di fondo.
In cinquecento anni di storia il nostro modo di comunicare l’odio non è cambiato poi molto, ma se vogliamo partecipare al dibattito pubblico in modo ragionevole e informato, dobbiamo iniziare a svilupparne gli anticorpi. Ciò non significa rinunciare alla propaganda (che, ammettiamolo, è la parte più divertente della comunicazione politica), ma saper guardare anche al di là della propaganda, basando le proprie scelte non soltanto su immagini forti ed evocative, non solo su speranze e paure, ma su idee, fatti e progetti concreti.
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A proposito di politica americana, se c’è una persona in Italia in grado di raccontarla bene, per me questa persona è Francesco Costa. Anche se in questa newsletter mi è capitato spesso di lanciare qualche frecciatina verso i giornalisti, Costa è un professionista che stimo e che sta facendo una lodevole opera di informazione e di divulgazione sui suoi canali.
Vi consiglio quindi di seguirlo sui suoi social; di iscrivervi (se siete interessati alle elezioni americane) alla newsletter “Da Costa a Costa” e di leggere i suoi libri, che oltre ad essere interessanti, anche anche un ottimo piglio narrativo. Io ne ho letti due: Questa è l’America e California, ma ho di recente acquistato il suo ultimo Frontiera e sono curioso di leggerlo.
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Caro Eugenio, leggo come sempre con grande attenzione ed interesse i tuoi post. Non sono sicuro che fra la propaganda dei luterani e quella di oggi non ci siano differenze sostanziali: in fondo i luterani ed i cattolici controriformisti esprimevano un concetto da loro realmente pensato (il Papa dice "stronzate" ed è seduto su una sentina di corruzione; Lutero è strumento del Demonio), ma in una forma che facesse presa sul popolino. Oggi la propaganda è più sottile, forse non quella di Trump che ricorda di più i precedenti (gli immigrati sono un pericolo per gli USA, infatti gli haitiani messi a Springfield uccidono i gatti e chissà cosa potrebbero fare ai proprietari), ma quella di altri soggetti (spesso considerati e definiti dai giornali come "i buoni", progressisti, democratici). Questa propaganda infatti ricorda di più quella descritta da George Orwell, utilizza parole e frasi che però assumono un significato radicalmente opposto: interventi mirati per colpire i terroristi al posto di guerra di sterminio, interventi umanitari al posto di interventi imperialisti, affermazione della libertà individuale invece di liberismo e distruzione del welfare e degli interventi pubblici di riequilibrio, ecc.