Ciao, io sono Eugenio Radin e questa è la newsletter in cui parlo di filosofia e argomentazione: uno strumento per pensare e per salvarsi dal naufragio. Oggi però parliamo di pulizie domestiche e di come esse possano diventare un’importante pratica filosofica.
Prima di iniziare però, ti invito a iscriverti alla newsletter per non perdere le prossime uscite. È un gesto completamente gratuito, ma per me molto importante.
Faccende domestiche del sabato mattina
Sto scrivendo questa newsletter di sabato pomeriggio, e se guardo fuori dalla finestra del mio studio posso percepire dal colore lattiginoso del cielo, dall’immobilità delle cime dei pini, dall’assenza di voci e di abbaìi, che l’afa di questi giorni non è ancora cessata.
Fa caldo: un caldo che soltanto chi ha vissuto le estati padane è in grado di comprendere; un caldo che è quasi un limbo muto e appiccicoso che ti rimane attaccato addosso; un caldo che non ti puoi muovere.
Beh, è proprio mettendo il naso fuori dal balcone e constatando il persistere della canicola, che stamattina ho deciso di rimanere dentro e di approfittarne per sistemare casa. Ho riordinato la libreria, rassettato le scartoffie che si accumulavano da settimane sulla scrivania, sistemato la camera e la cucina (compresi quegli anfratti che solitamente sfuggono alle normali pulizie). Ho spolverato, igienizzato i sanitari e lavato i pavimenti. Poi, dopo aver contemplato l’opera con soddisfazione, ho pulito anche il mio corpo (con una bella doccia fredda) e la mia mente (con un po’ di meditazione mindfulness).
E d’improvviso mi sono accorto che questa mia mattinata, in cui non avevo toccato libro, non avevo preso una riga di appunti, in cui apparentemente non avevo fatto nulla di intellettuale, era stata una mattina autenticamente filosofica. Perché?
La tua stanza è l’immagine della tua mente
Non sono un fan di Jordan Peterson. Non ho letto i suoi libri, ma ho ascoltato alcune sue conferenze e sono rimasto sorpreso dalla sua capacità di dire, a distanza di pochissimo tempo, delle cose molto interessanti, delle cose abbastanza dubbie e delle complete idiozie.
Ma in questo suo intervento credo ci siano delle riflessioni degne di nota e vi invito ad ascoltarlo senza pregiudizi:
Lo psicologo canadese sostiene che la nostra situazione esteriore (l’ambiente in cui viviamo) sia il ritratto della nostra situazione interiore. La nostra stanza è l’immagine del nostro essere: un po’ come un monastero zen, la cui architettura minimalista riflette quel “vuoto interiore” che i suoi abitanti perseguono con dedizione.
Se vogliamo organizzare la nostra mente, dunque, dobbiamo iniziare proprio organizzando al meglio l’ambiente in cui viviamo, in cui studiamo, in cui lavoriamo.
Quando rimbocchiamo le coperte del nostro letto, quando sistemiamo la nostra scrivania, quando puliamo la nostra casa… che cosa stiamo organizzando? Il nostro spazio di vita o il nostro essere? La risposta, per Peterson, è che non c’è alcuna differenza tra le due risposte, perché il nostro Io è strettamente collegato alla nostra esperienza quotidiana e quindi agli spazi in cui essa avviene.
Peggy Loo, direttrice del Manhattan Therapy Collective, si esprime in modo ancora più chiaro:
Quando la nostra mente si sente sopraffatta, anche i nostri spazi abitativi possono finire per essere disordinati. A sua volta, uno spazio disordinato può portare a stress, ansia, difficoltà di concentrazione e tensioni nelle relazioni.
Facendo una rapida ricerca su Google mi sono accorto che questa tesi sembra essere supportata da diversi studi in ambito psicologico.
Lavarsi prima di pensare
Ma cosa c’entra tutto ciò con la filosofia? Beh, è presto detto: organizzare la nostra mente è la conditio sine qua non per ragionare correttamente. Ripulire la nostra psiche da pensieri intrusivi, da pregiudizi, da stanchezze mentali, da disordine cognitivo è fondamentale per fare filosofia. E se rassettare casa ci può aiutare a rassettare la mente, allora le pulizie possono essere viste come un’importante preparazione alla filosofia.
L’importanza della pulizia fisica come immagine della pulizia mentale è accennata anche nel Simposio platonico. All’inizio del celebre dialogo, infatti, Aristodemo incontra Socrate, che si sta recando al banchetto. Ecco come è riportato l’incontro dal narratore:
Egli raccontava, dunque, d’essersi imbattuto in Socrate che veniva dal bagno ed aveva calzato i sandali, come soleva fare di rado, e d’avergli domandato dove andasse dopo essersi fatto così bello.
Socrate, che come sappiamo era piuttosto indifferente alle cure del corpo (diciamo che non era di certo la persona più profumata d’Atene, ecco…) prima di partecipare alla serata filosofica si reca ai bagni, si lava e indossa i calzari da festa.
Questo bagno socratico può sembrare fuori luogo se visto come una sorta di skincare routine di matrice ellenica, ma assume tutt’altro significato se pensato come una purificazione.
A pensarci bene, sono molte le culture in cui il lavaggio del corpo diventa la metafora di una lavanda spirituale: pensate al battesimo cristiano, o alle abluzioni islamiche e induiste. Il bagno di Socrate debba essere visto esattamente allo stesso modo: come un rito, una pulizia esteriore che si traduce soprattutto in una pulizia interiore. Anche qui, riordinare il proprio corpo è un esercizio per riordinare la propria anima. Non a caso, poco più tardi, prima di entrare in casa di Agatone, Socrate si ferma a meditare. Rimane cioè da solo con il proprio Io, a organizzare i pensieri.
L’attività filosofica ha bisogno di questa purificazione, di questa meditazione, di questo lavaggio interiore. Per poter affrontare un dibattito, per poter dialogare in modo efficace e costruttivo, dobbiamo emendare il nostro intelletto, dobbiamo mettere ordine nei pensieri, liberandoci dai pregiudizi, facendo i conti con i nostri bias, riflettendo criticamente sulle nostre convinzioni.
Per farlo abbiamo bisogno di ritrovare una grande lucidità - abbiamo cioè bisogno di fare le pulizie, dentro e fuori di noi.
Grazie per avermi letto fin qui, se vuoi puoi farmi sapere che ne pensi rispondendo a questa mail: leggerò con piacere il tuo commento. Ricordati anche, se già non l’hai fatto, di iscriverti alla newsletter per non perderti le prossime uscite!
Prima di salutarci, come sempre, un consiglio. Lo scorso weekend, nelle stories di Instagram qualcuno mi aveva chiesto come approcciarsi alla musica classica.
Nei messaggi privati un mio follower (grazie Giacomo!) mi aveva rinviato a questo programma di Radio 3, “Lezioni di Musica”, che potete recuperare qui.
Conosco la melomania di Radio 3, ma non conoscevo questo programma e in effetti è un ottima guida per chi volesse entrare nel magico mondo della musica cosiddetta “classica”. Così ho deciso di girare qui a voi il consiglio di Giacomo! Io suggerisco di partire dalla prima stagione (quindi selezionando l’anno 2012) perché le prime puntate danno alcune importanti basi. Buon ascolto!
Le tue riflessioni mi colpiscono sempre per la lucidità delle idee e la nitidezza dell’esposizione.
Sinceri complimenti.
Vorrei poter dialogare un po’ con te nei miei momenti di ispirazione e (soprattutto) di dubbio.
Ma “molto è già stato detto…” (Goethe). ❤️
FARE le pulizie sembra un buon esercizio, ma il risultato (ordine) non sembra che abbia sempre la stessa influenza sulle persone.
Vedi: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6340966/
anche https://www.apa.org/monitor/2013/10/messy-desk
anche https://www.discovermagazine.com/mind/is-a-messy-desk-a-sign-of-genius-heres-what-the-science-says