Credo che lo scopo del dibattito non dovrebbe mai essere quello di “far cambiare idea all’interlocutore”, di “imporgli il nostro punto di vista”, bensì quello di ricercare assieme agli altri le idee più efficaci per risolvere i problemi.
Assunta questa convinzione come punto di partenza, bisogna però constatare che se tutti i partecipanti ad un dialogo rimanessero arroccati nelle loro convinzioni, il dialogo stesso sarebbe destinato a fallire. Dunque, capire come si cambia idea è importante per ogni comunicatore.
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Una bella esperienza sui social
La scorsa settimana, sul mio canale Instagram, ho avuto una discussione molto piacevole con un follower, che chiamerò “M”, per mantenerne l’anonimato.
M. non lo sapeva, ma era diventato la mia cavia: volevo testare un nuovo metodo di dibattito e capire se sarei riuscito a fargli cambiare idea riguardo a una sua convinzione che mi aveva espresso. Come vedremo, alla fine ce l’ho fatta!
Il tema della discussione era la necessità di aumentare le spese per la difesa europea. Personalmente, ritengo che la faccenda non sia solo necessaria, ma addirittura urgente, mentre M. era sostanzialmente contrario ad un aumento delle spese militari.
Discaimer: so già che molti lettori si fermeranno a questa affermazione, iniziando a dare la loro opinione sull’argomento in questione. Vi chiederei però di non guardare al dito, ma alla luna!
Qui non importa di cosa si stia parlando, né quali siano le mie convinzioni personali (che non hanno certo pretesa di universalità). Ciò che invece voglio esaminare è il metodo che è stato seguito per portare avanti il dibattito, che potrebbe essere traslato a qualsiasi tipo di argomento.
In ogni caso, M. aveva risposto ad una mia story e da qui è partito il mio esperimento. Premetto che non conoscevo e che non conosco M. e che è stato scelto a caso, tra i tanti utenti che avevano interagito.
Ripercorriamo il dialogo, cercando di evidenziare i punti fondamentali che hanno permesso un cambio di opinione.
1) Dimostrati interessato e non accusatorio.
Spesso, quando qualcuno esprime un punto di vista diverso dal nostro, partiamo subito andando all’attacco. Accusando chi ci sta davanti di essere un ignorate e di non capire nulla o portandogli dati su dati presi da fonti considerate (da noi!) attendibili. Sta forse in questo il problema principale del dibattito pubblico.
I dati, infatti, non sono sempre un buon modo per far cambiare idea alle persone e di sicuro non lo è nemmeno un atteggiamento aggressivo e accusatorio, che costringe l’interlocutore alla difensiva e lo porta a sviluppare da subito una certa antipatia nei nostri confronti.
Anzitutto, quindi, ho contattato M. in privato, mostrandomi interessato alla sua posizione e chiedendogli, con gentilezza, se gli andasse di spiegarmela meglio.
Credo che qui ci siano già tre elementi importanti da sottolineare:
La dimensione privata, che trasmette protezione, stabilisce un contatto diretto e non espone chi parla ai rischi del giudizio del pubblico. Queste conversazioni è sempre meglio farle in privato; se possibile anche di persona.
L’empatia, che è l’esatto opposto dell’atteggiamento giudicante di cui parlavo prima. Dimostriamoci interessati, non contrariati! Anche le emoji possono darci una mano in questo.
Il tentativo di mettere in moto un ragionamento tramite l’esposizione della propria posizione. Spesso, infatti, è solo cercando di esprimere le nostre idee che ragioniamo concretamente su di esse.
2) Assicurati di aver capito
Alla mia richiesta, M. ha gentilmente esposto il suo punto di vista.
A questo punto è importante mettersi al riparo da un pericolo frequente: quello di credere di aver capito e, in realtà, non aver capito nulla.
Molte volte, infatti, rischiamo di fraintendere ciò che dicono le altre persone (specialmente nelle discussioni online) ed è quindi fondamentale assicurarsi di aver compreso l’opinione altrui. In questo modo otterremo due risultati: dimostreremo ancora una volta al nostro interlocutore di essere interessati a capire, e lo aiuteremo a vedere la questione da una prospettiva diversa, elaborandola con parole nostre.
3) Applica un metro di giudizio
Potrebbe essere che il vostro interlocutore apporti delle correzioni alla vostra lettura. Proponete quindi una seconda lettura, una terza, una quarta… fintanto che non troverete un modo di esprimere il suo punto di vista su cui l’interlocutore si trova concorde.
Una volta trovato, chiedete all’interlocutore quanto si sente sicuro di quella posizione da 1 a 10.
Perché questo? Anche qui, citerei tre motivi. In ordine crescente di importanza:
Ci servirà, alla fine del dialogo, per capire se siamo riusciti a fargli cambiare idea (come vedremo).
Ci fa capire qual è il grado di convinzione dell’interlocutore. Dalla risposta di M., ad esempio, capisco che non è un estremista, ma un moderato, che esiste un margine di dubbio.
Ma, soprattutto, ci permette di far ragionare criticamente l’interlocutore.
Per aumentare la capacità di ragionamento, infatti, dovremmo fare una domanda che io (mannaggia a me!) mi sono dimenticato di porre. La domanda avrebbe dovuto essere: “Perché hai risposto 7 e non invece 9 o 10?”. Questa autovalutazione, che può sembrare uno stupido giochino numerico, è invece cruciale.
In questo modo, in pieno stile maieutico socratico, facciamo in modo che sia lo stesso interlocutore a riflettere sulle criticità delle proprie convinzioni (“perché non ho detto 10? Cosa non mi convince nelle mie idee?”) senza dover essere noi a farlo. Una critica che viene da sé stessi, infatti, è molto più efficace di una critica esterna.
4) Racconta il tuo punto di vista
A questo punto, se siamo stati bravi, il nostro interlocutore avrà già innescato un meccanismo dialogico-riflessivo ed è pronto ad accogliere un nuovo punto di vista. Ma è importante, anche in questo caso, non avere un atteggiamento altezzoso o sprezzante. Chiediamogli dunque, anzitutto, se è interessato a conoscere il nostro punto di vista.
È fondamentale mettersi nei panni della persona con cui stiamo parlando. Come vedete, non ho chiesto semplicemente di raccontare la mia versione, ma ho specificato che, in seguito, avrebbe potuto dirmi cosa non lo convinceva e offrire a me stesso qualche spunto. Ricordiamoci infatti una cosa:
Se vogliamo far cambiare idea a qualcuno dobbiamo a nostra volta mostrarci disposti a cambiare idea!
Così, ho raccontato come la penso io. Vi risparmio il papiro, che è piuttosto lungo e che distrarrebbe molti lettori dal focus del discorso (che, ripeto, non è l’argomento in sé, ma la modalità del dibattito).
5) Assicurati che il tuo punto di vista sia chiaro e richiedi dei feedback.
Qui, possiamo dire, inizia il dibattito vero e proprio, che però non dovrebbe mai trasformarsi in un monologo.
Diciamocelo: a nessuno piacciono le filippiche, le esposizioni ciceroniane, le lezioni cattedratiche, soprattutto su punti di vista con cui non siamo d’accordo.
A tutti noi, invece, piace parlare, esprimere le nostre idee e i nostri dubbi. Quindi basiamo il dialogo su questo: cerchiamo di chiedere spesso al nostro uditore cosa ne pensa, se ha bisogno che ci spieghiamo meglio, se vuole rielaborare a parole sue ciò che abbiamo detto.
Più spingeremo l’interlocutore a domandare, a riformulare le nostre spiegazioni, a porre domande, più stimoleremo in lui la riflessione e dunque l’autocritica.
In questo caso, come vedete, sono stato fortunato: M. ha fornito da subito feedback positivi. Non sempre è così, a volte il processo richiede più sessioni di dialogo e altre volte (mettiamocela via) non riuscirà ad attecchire.
6) Ritorna al metro di giudizio
Prima di ringraziare per il tempo dedicato, torna sul metro di giudizio, chiedendo nuovamente all’interlocutore quanto si sente sicuro della sua posizione iniziale da 1 a 10. Ricordiamo che prima M. aveva risposto 7
ora invece, seppur ammettendo di doverci ragionare più a lungo (e sarebbe l’ottimo spunto per nuove discussioni) M. ha cambiato valutazione, rispondendo 6 o addirittura 5. Tradotto, significa che M. ha cambiato idea! E se avessimo dialogato più a lungo, magari di persona, non è da escludere che quel 5/6 si sarebbe trasformato in un 4.
Qui è importante fare un’altra specifica:
Siamo abituati a pensare che cambiare idea significhi passare da un estremo all’altro, dal sì al no, dal bianco al nero. Non è così! Le idee si muovono su una scala di grigi ed è per questo che introdurre un metro di giudizio è importante. Anche passare da un 8 a un 7 sarebbe stato un esito sorprendente, perché avrebbe introdotto nuovi elementi di dubbio nelle precedenti convinzioni e il dubbio ci apre sempre all’ascolto di nuove prospettive.
Per far cambiare idea non bisogna parlare, ma imparare ad ascoltare
Ci sarebbero moltissime altre cose da dire, ma cerchiamo di fornire qualche spunto finale: cosa ha reso possibile il fatto che M. cambiasse idea?
Un atteggiamento interessato ed empatico, che rendesse lui stesso protagonista del dialogo.
La sostituzione della critica con l’autocritica. Come già ci insegnava Socrate, infatti, più che spiegare cosa non funziona nel ragionamento altrui, dovremmo cercare di mettere in moto nello stesso interlocutore un processo di emendazione. La differenza è fondamentale: una critica “imposta” si può sempre dimenticare; una critica interiorizzata diventa parte delle mie convinzioni.
L’introduzione di un metro di giudizio e l’abbandono della falsa dicotomia secondo cui il mondo è un dipinto in bianco e nero.
Se riuscissimo a fare nostri tutti questi strumenti, sono certo che sapremmo migliorare moltissimo il futuro del dibattito pubblico!
Quando ho pensato al tema di questa newsletter mi è subito venuto in mente questo film! American History X è la storia di due fratelli, Derek e Danny, cresciuti nella provincia americana e fortemente impregnati dall’ideologia neonazista. Quando Derek finirà in galera e si redimerà, dovrà cercare di far cambiare idea anche a Danny prima che sia troppo tardi.
Il film è piuttosto cruento, ma vale la pena di vederlo.
Ah e se non l’hai ancora fatto puoi acquistare Argomentare, Watson! - il mio libro per imparare a riconoscere i cattivi ragionamenti che inquinano il dibattito pubblico!
Trovo molto interessante il tema, mi appassiona molto avere nuovi spunti di gestione della comunicazione, molto apprezzato!
Ciao, sai che hai appena elencato i punti fondamentali del dialogo e del cambiamento in psicoterapia?