Ciao, io sono Eugenio Radin e questa รจ la newsletter in cui parlo di filosofia e argomentazione: uno strumento per pensare e per salvarsi dal naufragio. Oggi parliamo di sentimenti e dello strano ruolo che essi hanno avuto nella filosofia.
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Alla ricerca dellโatarassia
Dovremmo diffidare dei sentimenti? Se guardiamo alle vicende della filosofia รจ facile accorgersi come spesso lโemotivitร abbia giocato il ruolo dellโantagonista in quella grande avventura che รจ la storia del pensiero. La filosofia, intesa non soltanto come materia di studio ma come pratica di vita buona, si รจ spesso caratterizzata come lโesercizio della razionalitร (o della virtรน) e come il tentativo di moderare lโinflusso dannoso delle passioni sullโanimo.
Rabbia, desiderio, voluttร , piacere, invidiaโฆ salvo rare deviazioni romantiche, i saggi di ogni epoca ci hanno insegnato che colui che si lascia guidare da questi cattivi condottieri รจ quanto di piรน distante ci sia dal filosofo, dallโuomo virtuoso.
Gli epicurei, gli stoici e gli scettici che animavano le comunitร mediterranee della tarda etร imperiale parlavano di atarassia: cioรจ di quella insuperabile tranquillitร dellโanimo ottenuta tramite il dominio sulle emozioni. Il concetto ha un sapore orientale: richiama lontanamente le quattro nobili veritร della tradizione buddhista, secondo cui lโembrione di ogni dolore sta nella nostra brama per ciรฒ che รจ transitorio e secondo cui la liberazione dal dolore coincide appunto con la liberazione da quei desideri incontinenti che disturbano la quiete della nostra interioritร .
Anche lร dove lo spettro di un qualche sentimento fa capolino tra le predicazioni di questi dotti sapienti, esso viene svuotato da ogni forma pulsionale per trasformarsi in una figura di puro raziocinio. ร il caso dellโamicizia, che finisce per combaciare con la filo-sofia, cioรจ con lโamore per la stessa conoscenza (intesa naturalmente come conoscenza razionale).
Il distacco come massima virtรน
Ma non sono soltanto gli antichi a predicare lo scollamento dalla sfera emotiva: il misticismo medievale fa proprio lโideale della รกskฤsis, dellโascesi, cioรจ del graduale distacco dai desideri del mondo e dai piaceri della vita materiale. Il grande Meister Eckhart parlerร del distacco come della piรน grande tra tutte le virtรน:
Il vero distacco in nullโaltro consiste se non nel fatto che lo spirito permane insensibile a tutte le vicissitudini della gioia e della sofferenza, dellโonore, del danno e del disprezzo, quanto una montagna di piombo รจ insensibile a un vento leggero. Questo distacco immutabile conduce lโuomo alla piรน grande uguaglianza con Dio1.
Lโetร moderna, da Cartesio a Spinoza non fu meno attenta alla moderazione delle passioni; lโIlluminismo cercรฒ di imporre la razionalizzazione geometrica del mondo e persino durante il regno del Romanticismo non mancarono figure, come quella di Schopenhauer, secondo le quali lโunica salvezza dal dolore consisteva appunto nellโascesi a-patica. Infine, con la rivoluzione psicanalitica di Freud, le pulsioni si sono trasformate in veri e propri agenti patogeni, consegnando alla pratica medica e scientifica la vittoria sui sentimenti.
Lโappello allโemotivitร
Cโรจ effettivamente un rischio nellโabbandonarsi allโemotivitร . Lo sa bene chi studia la dialettica e lโarte dellโargomentazione, dove sono decine gli errori codificati che consistono nellโimpiego dei sentimenti in modo scorretto.
Lโappello alla paura, lโappello allโorgoglio, lโappello allโamicizia, lโappello alla colpa o alla vergogna sono tutte forme di fallacie argomentative ampiamente utilizzate nei discorsi quotidiani, il cui effetto รจ quello di compromettere e di peggiorare la qualitร del dibattito pubblico (ne ho parlato anche allโinterno del mio libro: Argomentare, Watson!).
Come spiegano Calemi e Paolini Paoletti:
In generale, si puรฒ affermare che, quanto piรน lโappello alle emozioni prende il posto della giustificazione razionale delle tesi sino a diventare la ragione principale (se non lโunica) per accettarle o respingerle, producendo cosรฌ una diversione sulle emozioni, tanto piรน si potrร parlare di un loro uso fallace2.
Qualche esempio? Dire: โInstalla questo antivirus: il tuo computer รจ minacciato!โ รจ una forma (con cui tutti noi abbiamo avuto a che fare) di appello alla paura; dire โSe sei un vero amico, dovresti prestarmi dei soldiโ รจ un fallace ricorso allโamicizia.
Anche se non siamo interessati alla filosofia, dunque, dovremmo prestare particolare attenzione ai sentimentalismi, che ogni giorno vengono utilizzati da influencer, politici e commercianti di ogni sorta per farci prendere delle decisioni bypassando il vaglio della ragione.
I sentimenti filosofici
Chiaramente quella che avete appena letto รจ una semplificazione. Per quanto sia vero che la maggioranza dei filosofi hanno guardato con sospetto alla sfera emotiva, esistono alcuni pensatori (da Pascal a Nietzsche) per i quali le passioni hanno invece un ruolo cardine nella nostra esistenza, e per fornire un quadro completo avrei dovuto parlare anche di essi.
Ma al di lร di ciรฒ, il mio sospetto (su cui vorrei richiamare la vostra attenzione) รจ forse piรน radicale. Ho infatti lโimpressione che esistano alcune emozioni (pure reazioni incontrollate intendo, che solo in un secondo momento possono essere razionalizzate) che non solo sono positive per la filosofia, ma che, anzi, si pongono spesso alla testa, alla guida della stessa ricerca filosofica. Esistono insomma, a parer mio, dei sentimenti filosofici che, se adeguatamente indirizzati, possono assumere un ruolo fondamentale nelle nostre vite.
Non posso qui trattare esaustivamente di questi sentimenti. Mi limito ad elencarne alcuni: il sentimento morale; la gioia (che รจ un qualcosa di diverso dalla felicitร ); lโangoscia; la nostalgiaโฆ
Se qualcuno di voi abita nei pressi di Palermo, questo sabato (23 novembre) alle 17.00, terrรฒ un intervento al Keynes Institute durante il quale cercherรฒ di parlare di alcune di esse. Lโevento รจ gratuito e vi invito a partecipare!
Per tutti coloro che non potranno esserci, vorrei qui provare ad accennare a quello che รจ forse il piรน importante tra tutti i sentimenti filosofici: la meraviglia.
Senza meraviglia non cโรจ filosofia
ร proprio uno dei piรน importanti filosofi della cultura occidentale, il โmaestro di color che sannoโ: il sommo Aristotele, a parlarci dellโimportanza della meraviglia per la filosofia. Lo fa nel primo libro di quel testo cardine che รจ la Metafisica, nel quale scrive:
Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltร piรน semplici, in seguito giunsero a porsi problemi sempre maggiori. [โฆ] Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere3.
Per comprendere a pieno questo passaggio, รจ fondamentale una specifica. Il termine greco utilizzato da Aristotele รจ thauma, che anche se viene comunemente tradotto con โmeravigliaโ ha un significato piรน ampio e profondo. Thauma potrebbe infatti ugualmente essere tradotto con terrore.
Aristotele, insomma, non ci parla di una meraviglia apollinea, allโacqua di rose. Non ci parla di una gioiosa sorpresa, di una curiositร innocente. Egli ci insegna, piuttosto, che allโorigine del filosofare, cโรจ un angosciante stupore. Di fronte a cosa? Di fronte alla vita stessa, di fronte alla realizzazione della propria ignoranza nei confronti del mondo.
ร proprio da lรฌ, da quel sentimento in-comprensibile di thauma, che lโuomo inizia a filosofare, nel tentativo di colmare o di dare senso alla propria finitudine.
Nel suo piccolo, il thauma รจ quello stupore che prova il bambino di fronte alla neve, al fuoco e agli altri accadimenti naturali - quello stupore che lo porta a chiedere mille assillanti โperchรฉ?โ; che lo rende curioso; che lo spinge a ricercare la migliore risposta grazie alla quale dar senso a quanto egli ha percepito.
Piรน in grande, il thauma รจ quellโemozione che ci lascia sbigottiti di fronte allโabisso della morte, di fronte allโorigine dellโuniverso, di fronte al mistero della coscienza, di fronte allโineffabilitร del tempo. Quellโemozione che ci spinge a cercare un rimedio (un pharmakon, direbbero i greci, e non a caso, nel Simposio, Platone definisce proprio cosรฌ la filsofia: come pharmakon) che si ponga tra la nostra ignoranza e il nostro desiderio di conoscenza.
Certo: la meraviglia non rappresenta lโorigine soltanto della filosofia. Anche la scienza, lโarte, il mito provengono da essa. Ma seppure il sentimento non possa fornire il principium individuationis, nรฉ possa in alcun modo costituire il metodo dโindagine del nostro filosofare, non possiamo non riconoscere che tutta quella grande avventura del pensiero di cui parlavamo allโinizio si basa su uno sconvolgimento emotivo che non sarebbe saggio eliminare.
Grazie per avermi letto fin qui! Se vuoi puoi farmi sapere che ne pensi rispondendo a questa mail: leggerรฒ con piacere il tuo commento. Ricordati anche che puoi condividere questa newsletter con i tuoi amici e conoscenti, in modo da aiutarmi a diffondere il mio progetto! E ora veniamo al consiglio della settimana.
Una delle piรน importanti risposte alla meraviglia che la nostra civiltร abbia elaborato รจ senzโaltro quella del mito. Per secoli la mitologia ha fornito un orizzonte di senso entro cui gli uomini potevano costruire la propria esistenza e anche se oggi il pensiero scientifico si รจ sostituito al pensiero mitico, ciรฒ non toglie che nelle grandi storie sullโuniverso, sugli dei e sugli eroi del passato, ci siano ancora molti insegnamenti che possiamo far nostri.
In questo libro (che lessi con piacere durante il primo anno di liceo!) uno dei piรน grandi grecisti contemporanei racconta in modo narrativo quelle storie che, oltre a rappresentare una reazione al thauma dellโesistenza, rappresentano anche le radici della nostra civiltร !
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Grazie e buona lettura!
Meister Eckhart, Del Distacco, in Id. Dellโuomo nobile, Adelphi 1999, pp. 135-136
Francesco F. Calemi, Michele Paolini Paoletti, Cattive argomentazioni: come riconoscerle, Carocci 2015, p.81
Aristotele, Metafisica, Bompiani 2014, p. 11
Interessante riflessione. Peccato non essere a Palermo โฆ Non รจ che Le va di venire a โproseguireโ la stessa riflessione anche a Roma?
Penso che non esiste un pensiero che non sia condotto senza sentimenti. Quel pezzo della realtร che abbiamo fatto scelta per capire รจ guidato per nostra soggetivitร . Sempre รจ un soggeto conoscente e quel soggeto รจ pieno di sentimenti. (Scusa si il mio scritto non va bene. sai che sono di Argentina!)