Ciao Enrico! In realtà spero anch'io che il pubblico social no sia rappresentativo della società, ma purtroppo non ho dati che supportino questa tesi e inizio a pensare che sia whishful thinking. D'altra parte... perché non potrebbe esserlo?
Spero non sia solo wishful thinking, altrimenti la mia, già scarsa, fiducia nell'umanità sarebbe ancor più compromessa. Vorrei spiegarmi meglio, non è tanto il pubblico social a non rappresentare la società, quanto il pubblico social "commentante" a non farlo. Sostanzialmente, chi legge mediamente non commenta, chi commenta mediamente lo fa per sfogarsi o per insultare. Per il vecchio adagio "fa più rumore un albero che cade di mille alberi che crescono" quei pochi insulti fanno pensare a un mondo di insultatori.
Non penso sia corretta la frase "il rappresentante di un ramo fallimentare dell'evoluzione misteriosamente sopravvissuto alla selezione darwiniana ." Perché è proprio il contrario, la conformazione alla razionalità è funzionale alla sopravvivenza. Animali sociali vivono di conformismo perché è un collante che permette di fare gruppo e di aumentare la capacità di sopravvivere. E quindi il giudizio degli altri, lo stigma per il deviante e un sentimento irrazionale e primitivo. Curioso che questo sentimento irrazionale sia volto all elogio della razionalità. Non so se condividi. Un caro saluto
Come sempre lucido e puntuale. Io penso che il problema principale stia nel fatto che cresciamo venendo educati secondo una prospettiva positivistica secondo cui gli esseri umani sono principalmente esseri razionali che “peccano” (sì perché lo scientismo è una forma di religione) quando “attivano” la propria irrazionalità. Il problema però sta proprio qui: perché per natura è proprio vero il contrario. Noi, come tutti gli esseri di questo mondo, siamo principalmente esseri dell’impulso, dell’istinto. Dell’irrazionale appunto. E verrebbe da ridere se non fosse che elogiamo gli eroi proprio sulla base del fatto che fanno qualcosa di stra-ordinario cioè fuori dalla normalità. L’eroe e lo stupido quindi si distinguono solo a posteriori ma il principio di partenza è il medesimo! Nessuno però dà dello stupido a un “eroe”. Se le persone comprendessero quanto siamo in realtà poco razionali nel corso della nostra esistenza, forse, certo non tutti, elargiremmo con più parsimonia epiteti di odio e cattiveria. Ma si sa, anche in questo siamo poco razionali. Un saluto 😊
Se un uomo di chiesa non perdona, rinnega il proprio dio e la propria missione di vita.
Il paragone che fai è totalmente fuori luogo. E dati i tempi che corrono, anche molto strumentale, secondo il mio personale sentire.
Detto questo, non credo affatto che le persone non sappiano accettare il proprio lato irrazionale. Credo che l'essere umano faccia parte della natura. E la natura, come dici, non è mica quella dei film della Disney.
Se ben capisco ciò che dici: un uomo di chiesa se non perdona rinnega la propria missione, mentre un laico può anche non perdonare (è questo il senso?). Ma non credo che il perdono sia qualcosa che riguarda solo la chiesa: riguarda la nostra umanità.
Mi sono fermata a dire che un uomo di chiesa se non perdona rinnega ciò in cui crede e perciò ha un fortissimo incentivo (anche del tutto inconscio) a perdonare. Se il Dio in cui credi, vede che non ti comporti secondo i suoi insegnamenti, e tu credi che sia onnisciente, sono gran problemi!
Non dico, invece, che uno può permettersi di non perdonare perché laico, ma ritengo abbia una diversa motivazione e, rispetto ad un uomo di chiesa, più libertà nel perdonare o meno perché in quel caso ciò che lo porterà a decidere è relativo a tantissimi altri fattori non necessariamente dotati della forza di un dio (o forse sì, non lo sappiamo, dovremmo avere più informazioni sulla persona, ma diciamo che ho preso ad esempio un laico senza particolari, forti convinzioni)
Non lo so... credo sia limitativo (anche da un punto di vista religioso) dire che ciò che spinge a perdonare sia la paura di una punizione divina. Ciò che spinge è la spinta di un imperativo morale, di un sentire qual è "la cosa giusta" dentro di noi. E quell'imperativo morale non lascia molta scelta.
Riflessione interessante e ricca di spunti, come sempre. Ne lancio solo un paio:
1. fortunatamente la bile riversata sui social non è rappresentativa della società tutta ma solo della (spero) minoranza che li usa in questo modo
2. hai ragione, ognuno di noi ha fatto gesti irrazionali e stupidi, ma è stato probabilmente solo più fortunato di Zin.
Ciao Enrico! In realtà spero anch'io che il pubblico social no sia rappresentativo della società, ma purtroppo non ho dati che supportino questa tesi e inizio a pensare che sia whishful thinking. D'altra parte... perché non potrebbe esserlo?
Spero non sia solo wishful thinking, altrimenti la mia, già scarsa, fiducia nell'umanità sarebbe ancor più compromessa. Vorrei spiegarmi meglio, non è tanto il pubblico social a non rappresentare la società, quanto il pubblico social "commentante" a non farlo. Sostanzialmente, chi legge mediamente non commenta, chi commenta mediamente lo fa per sfogarsi o per insultare. Per il vecchio adagio "fa più rumore un albero che cade di mille alberi che crescono" quei pochi insulti fanno pensare a un mondo di insultatori.
Grazie per la riflessione!
Grazie a te!
Grazie per questa interessante riflessione.
Grazie a te!
Non penso sia corretta la frase "il rappresentante di un ramo fallimentare dell'evoluzione misteriosamente sopravvissuto alla selezione darwiniana ." Perché è proprio il contrario, la conformazione alla razionalità è funzionale alla sopravvivenza. Animali sociali vivono di conformismo perché è un collante che permette di fare gruppo e di aumentare la capacità di sopravvivere. E quindi il giudizio degli altri, lo stigma per il deviante e un sentimento irrazionale e primitivo. Curioso che questo sentimento irrazionale sia volto all elogio della razionalità. Non so se condividi. Un caro saluto
Eh, infatti quella frase seguiva dal suo essere irrazionale.
Come sempre lucido e puntuale. Io penso che il problema principale stia nel fatto che cresciamo venendo educati secondo una prospettiva positivistica secondo cui gli esseri umani sono principalmente esseri razionali che “peccano” (sì perché lo scientismo è una forma di religione) quando “attivano” la propria irrazionalità. Il problema però sta proprio qui: perché per natura è proprio vero il contrario. Noi, come tutti gli esseri di questo mondo, siamo principalmente esseri dell’impulso, dell’istinto. Dell’irrazionale appunto. E verrebbe da ridere se non fosse che elogiamo gli eroi proprio sulla base del fatto che fanno qualcosa di stra-ordinario cioè fuori dalla normalità. L’eroe e lo stupido quindi si distinguono solo a posteriori ma il principio di partenza è il medesimo! Nessuno però dà dello stupido a un “eroe”. Se le persone comprendessero quanto siamo in realtà poco razionali nel corso della nostra esistenza, forse, certo non tutti, elargiremmo con più parsimonia epiteti di odio e cattiveria. Ma si sa, anche in questo siamo poco razionali. Un saluto 😊
Grazie per questa riflessione, davvero illuminante.
Mr Radin is a great intellectual person who is very generous with his analysis of philosophy. Thank you Mr Radin
Se un uomo di chiesa non perdona, rinnega il proprio dio e la propria missione di vita.
Il paragone che fai è totalmente fuori luogo. E dati i tempi che corrono, anche molto strumentale, secondo il mio personale sentire.
Detto questo, non credo affatto che le persone non sappiano accettare il proprio lato irrazionale. Credo che l'essere umano faccia parte della natura. E la natura, come dici, non è mica quella dei film della Disney.
Se ben capisco ciò che dici: un uomo di chiesa se non perdona rinnega la propria missione, mentre un laico può anche non perdonare (è questo il senso?). Ma non credo che il perdono sia qualcosa che riguarda solo la chiesa: riguarda la nostra umanità.
Mi sono fermata a dire che un uomo di chiesa se non perdona rinnega ciò in cui crede e perciò ha un fortissimo incentivo (anche del tutto inconscio) a perdonare. Se il Dio in cui credi, vede che non ti comporti secondo i suoi insegnamenti, e tu credi che sia onnisciente, sono gran problemi!
Non dico, invece, che uno può permettersi di non perdonare perché laico, ma ritengo abbia una diversa motivazione e, rispetto ad un uomo di chiesa, più libertà nel perdonare o meno perché in quel caso ciò che lo porterà a decidere è relativo a tantissimi altri fattori non necessariamente dotati della forza di un dio (o forse sì, non lo sappiamo, dovremmo avere più informazioni sulla persona, ma diciamo che ho preso ad esempio un laico senza particolari, forti convinzioni)
Non lo so... credo sia limitativo (anche da un punto di vista religioso) dire che ciò che spinge a perdonare sia la paura di una punizione divina. Ciò che spinge è la spinta di un imperativo morale, di un sentire qual è "la cosa giusta" dentro di noi. E quell'imperativo morale non lascia molta scelta.